mercoledì 10 ottobre 2007

Architettura, Pittura, Fotografia

Scatta. Non perdere un solo minuto.
La luce va bene. Non hai bisogno
di calcolare al millimetro. E’ inutile
prendere le misure. Qualsiasi taglio.
Devi fissare la mia faccia adesso.
Le mani sono come rottami roventi.
Annuso belve. Il naso.
Questo pallido gelo che mi sento addosso.

Il solo scrupolo di meraviglia
che irrita la pupilla. Come mi vedi.
Se puoi vedermi, obiettivo
di questo istante polaroide. E’ notte?

E’ notte forse. E’ questa posa
in cui qualcosa mi stringe.
Devi sbrigarti. Comincio a trasfigurarmi.
I nervi cantano come bandiere bagnate.

Apri l’occhio, cratere lunatico, non aspettare
che si congeli in blocchi di ragione
il blu sublime del subconscio, il sublunare
fluire delle correnti abissali.

Scatta, non fare morire il mio esserci
in quest’inutile combinazione
di spazio e di tempo, tra gli angoli, lungo
il filo delle fessure di un attimo.

Se lo fai ti regalo un canestro
di orchidee immaginarie. I retroscena di un sogno.
E inoltre un nastro magnetico,
la carta vergine. Mi scriva la tua luce.

Tu prestati a certe esigenze. Anche se
tutto va chiaramente perduto.
Naturalmente ho bisogno
della mia immagine.

Dario Villa, Tutte le poesie 1971 - 1994, Sipiel, 2001
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